Da quasi 150 anni ST Dupont è sinonimo di lusso, una combinazione di creatività, qualità senza compromessi e competenza unica tramandata di generazione in generazione.
Come fotografo di Napoleone III e spirito pionieristico con un occhio attento all'estetica, nel 1872, a soli 25 anni, Simon Tissot Dupont aprì il suo primo negozio di pelletteria a Parigi.
I suoi bauli da viaggio personalizzati divennero presto l'accessorio definitivo per l'élite europea.
I principali negozi della fine del diciannovesimo secolo, come i Grand Magasins du Louvre, lo scelsero come fornitore e personalità come Eugénie de Montijo ordinarono il suo beauty case.
Lucien e André, figli di Simon Tissot Dupont, prendono le redini nel 1919 e decidono, nel 1924, di trasferire il laboratorio parigino nella casa di famiglia a Faverges, in Alta Savoia. Con il nuovo laboratorio situato accanto al lago di Annecy, il lago più puro d'Europa, i prodotti ST Dupont sono realizzati in uno degli ambienti naturali più straordinari della Francia.
Nel 1930, Lucien Tissot Dupont sviluppa una tecnica di concia completamente nuova utilizzando polvere di diamante per conferire alla pelle di ST Dupont una maggiore durata ed elasticità. Ciò significa che la pelle può resistere al calore, all'umidità e alle prove del viaggio. Questa sofisticata tecnica è ancora utilizzata per la gamma Diamond Soft.
Dopo aver reclutato Georges Novossiltzeff nel 1935, ST Dupont è diventata la prima Maison di lusso a padroneggiare la tecnica della lacca asiatica su metallo e da allora ha mantenuto il segreto.
I due fratelli Tissot Dupont hanno anche dimostrato il loro spirito imprenditoriale e la capacità di reinventarsi sviluppando il primo accendino a benzina di lusso durante la Seconda guerra mondiale; il Maharaja di Patiala è stato tra i primi clienti ad adottare questo nuovissimo prodotto. Poco dopo, nel 1952, fu sviluppato il primo accendino a gas di lusso: il “D57”. Questa rivoluzione tecnica ha offerto la possibilità unica di regolare l'intensità della fiamma tramite una levetta sul bruciatore.
Nel 1953, André Tissot Dupont disegna la borsa Riviera con il suo scomparto segreto per Audrey Hepburn.
Su richiesta di Jackie Kennedy Onassis e desiderosa di soddisfare la sua esigente clientela, nel 1973 la Maison ST Dupont disegna la prima penna a sfera di lusso, la “Classique ST Dupont”.
Nel 2017, in occasione del 75° anniversario del primo accendino, ST Dupont ha presentato il Complication Lighter, realizzato in soli 8 esemplari. Un accendino unico al mondo composto da 200 parti. Il meccanismo di apertura è uguale a quella di una cassaforte, in quanto è protetto da un codice segreto con parti funzionanti visibili ed è dotata di una doppia fiamma e una torcia. Questa creazione realizzata degli artigiani Faverges ha richiesto quattro anni tra progettazione e produzione.
Sangue blu, leggende del cinema, icone della moda, ricchi industriali e politici, tutti i più grandi nomi si sono rivolti al quartier generale parigino.
Il nome "Glen-Fiddich" viene dal gaelico Valle del Cervo, a due passi da Dufftown, nel cuore dello Speyside. È proprio qui che William Grant riuscì a realizzare il suo sogno, quello di produrre il migliore dram di whisky della vallata. Con l'aiuto di tutta la famiglia riuscì a costruire a mano, pietra dopo pietra, la distilleria che desiderava, a gestione famigliare fin dal 1887. Oggi, grazie alla visione di Charles Gordon, bis nipote del fondatore William Grant, il single malt scotch whisky è diventato sempre più riconosciuto rispetto all'altrettanto popolare blended whisky. Nel 1988 il single malt scotch whisky venne protetto e regolamentato da un atto ufficiale di Sua Maestà la Regina Elisabetta. nel "Scotch Whisky Act" del 1988 si definiscono le regole di tutto il processo di produzione.
Sono tanti anni che alla Glenfiddich si sperimentano le nuove frontiere del mondo del whisky. Ogni nuova espressione prende spunto dalla mente pionieristica di Charles Gordon e dai suoi antenati, fu David Stewart a giocare con nuove forme di finish già tanti anni fa. E negli ultimi anni, Brian Kinsman, attuale malt master di Glenfiddich, continua questa tradizione di sperimentazione. Glenfiddich ha diverse centinaia di migliaia di barili in invecchiamento, botti di diverse provenienze, dimensioni e tipologie, alcune di loro vengono lasciate ad invecchiare molto a lungo e soltanto le migliori vengono scelte per le espressioni più vecchie e per le selezioni più importanti, dedicate ai veri appassionati e ai collezionisti.
Charles Gordon, bis nipote del fondatore William Grant, decise di creare un team di artigiani del rame all'interno della distilleria, una squadra che si occupasse della manutenzione degli alambicchi o di costruirne di nuovi. Insieme alla lavorazione del rame, anche quella dei legni era gestita internamente: nel 1959 Gordon volle un reparto di cooperage dedicato alla lavorazione dei cask, che ancora oggi rimane in funzione. Glenfiddich è rimasta una delle pochissime distillerie a gestire in autonomia questo processo fondamentale per la realizzazione di grandissimi whisky. Charles Gordon era un uomo capace di vedere molto lontano: Glenfiddich fu una delle prime distillerie a pubblicizzare e comunicare il consumo di whisky di puro malto, in un'epoca in cui il consumo principale era quello del blended whisky.
L'iconica bottiglia a sezione triangolare nacque nel 1961, quando Gordon chiese al celebre designer Hans Schegler di disegnarla. I tre lati della bottiglia si ispirano a tre degli elementi fondamentali per la produzione del whisky: l'aria, ovvero il microclima ideale per l'invecchiamento del whisky; l'acqua, pura e minerale che nasce dallo scioglimento delle nevi delle Conval Hills e che sgorga dalla fonte Robbie Dhu; il malto d'orzo, la materia prima da cui nasce Glenfiddich.
Nome di origine gaelica che significa “piccola collina scura”, è una distilleria fondata nel 1897 sulle rive del fiume Spey, e precisamente a Knockando, piccolo paese della Scozia centro-orientale. La sua data di nascita relativamente tarda, permise – come nelle intenzioni dei suoi fondatori – di usufruire di tutta l’esperienza e dello sviluppo tecnologico maturati da altri produttori della zona, con l’obiettivo dichiarato di costruire la distilleria più moderna e più efficiente che la conoscenza dell’epoca potesse concepire.
Sin dall’inizio, l’intento fu quello di produrre il miglior whisky di malto possibile e di poterne produrre grandi volumi: questo perché il distillato di Tamdhu è storicamente entrato a fare parte della composizione di alcuni dei più prestigiosi blend di Scozia, venduti in centinaia di migliaia di bottiglie in tutto il mondo.
Al di là dell’impiego nei blend, l’attenzione alla qualità di questa distilleria ha comunque dato vita a un apprezzato single malt, con una umile e schietta filosofia più improntata all’orgoglio di fare un eccellente whisky piuttosto che al puntare a richiami altisonanti e a un marketing aggressivo. Il risultato è che Tamdhu con gli anni è diventato un single malt “di nicchia”, molto apprezzato dagli intenditori anche se poco conosciuto dal grande pubblico.
Questo essere lontano dai riflettori nonostante l’eccezionale qualità del prodotto, causò purtroppo la chiusura della distilleria nel 2010, per poi vederne la riapertura due anni dopo per opera di un consorzio indipendente. Oggi Tamdhu è nuovamente sulla cresta dell’onda, rinnovata nel design dei suoi imbottigliamenti, ma sempre caratterizzata da un’estrema attenzione alla qualità
Novità per il più conosciuto sigaro della Manifattura sigari Toscano, l’antico toscano.
Il toscano per antonomasia viene ora proposto in tre stagionature: 12, 24 e 36 mesi.
Una confezione, in edizione limitata, che ci permette una degustazione in verticale di questo famoso sigaro toscano.
La manifattura sigaro toscano ha annunciato una iniziativa che coinvolge il suo sigaro più venduto e conosciuto: l’antico Toscano.
L’Antico Toscano non è solo il più conosciuto tra i sigari di fascia alta, ma è anche il più impegnativo dei Toscani lavorati in maniera semimanuale.
Pochi sanno che l’antico toscano segue un lungo processo di affinatura, di stagionatura a temperatura ed umidità controllate, nelle celle di maturazione della manifattura a Lucca.
Tale processo di stagionatura permette di arrotondare, ammorbidire i sapori ed i profumi di questo sigaro di tabacco Kentucky.
Viene messo in commercio per la prima volta nel 1973, dopo oltre centocinquanta anni dal famoso “acquazzone estivo” che segnò l’origine dei suoi antenati, ed è il sigaro più complesso, più stagionato e costoso.
L’Antico toscano è composto: all’esterno da tabacco Kentucky nord americano,con foglie selezionate e sottoposte ad un processo di affumicatura, di almeno 30 giorni, con legni molto forti che conferiscono al sigaro un carattere molto forte; Il ripieno è invece costituito da Kentucky nazionale e i ritagli della fascia esterna. La stagionatura è di oltre di 10 mesi ma sono comunque sigari fabbricati a macchina.
Nella Verticale Antico Toscano si va’ oltre, i migliori sigari vengono lasciati stagionare fino a 36 mesi.
Durante questo lungo affinamento in cella a temperatura ed umidità controllata, a seconda della maturazione e dei profumi, i sigari vengono selezionati con scadenza 12 mesi, 24 mesi fino a concludere il processo a 36 mesi.
Questa selezione Verticale Antico toscano permette quindi di apprezzare non solo le differenze di raccolti di tabacco delle diverse annate, ma anche come l’affinamento nel tempo, frutto di una scrupolosa stagionatura, modifica i profumi ed i sapori del sigaro Antico Toscano.
Il cofanetto da 9 sigari che racchiude 3 prodotti dalle differenti stagionature è quindi una edizione limitata che ci permette di apprezzare il lavoro della manifattura, della natura e del tempo in questo sigaro.
La confezione Verticale antico toscano 12, 24 e 36 mesi è quindi un interessante esempio di degustazione comparativa: comparativa di come lo stesso sigaro si evolve, matura con la giusta conservazione e stagionatura.
Una confezione, una verticale di sigari di tabacco Kentucky essiccato a fuoco, che non può mancare nella collezione di tutti gli appassionati fumatori di toscano e che permette di ampliare gli orizzonti degustativi scoprendo nuovi inaspettati, entusiasmanti sapori.
Cari amici, Diadema S.p.A. importatore e distributore unico dei sigari Habanos per il mercato italiano, ha iniziato la distribuzione del nuovo La Flor de Cano Elegidos.
Lo storico marchio de La Flor de Cano arricchisce il proprio portfolio con una nuova vitola, introducendo per la prima volta il cepo 50.
La nuova vitola de salida è il La Flor de Cano Elegidos, vitola de galera Lirios con le misure di 127 mm per 50 di cepo e sarà disponibile in SLB da 10 sigari cad.
Il La Flor de Cano Elegidos è realizzato “Totalmente a Mano” con “Tripa Corta” e le foglie usate per la tripa e il capote, provengono dalla Vuelta Abajo (DOP) e Semi Vuelta, situata a Pinar del Río (DOP) Cuba.
La Flor de Cano Elegidos
Lunghezza: 127 mm
Cepo: 50
Vitola de galera: Lirios
Conf.: SLB da 10 sigari
Photo credit: Habanos SA
La schiuma di mare nota anche come la “dea bianca”, ha nei suoi ammiratori che enfatizzano in modo particolare la sua resa e la sua fumata, e consente al tabacco di conservare il suo aroma, inoltre la pipa non necessita del rodaggio e non subisce bruciature.
La Schiuma di Mare è composta da silicato idrato di magnesio (denominato scientificamente sepiolite) che si trova in Turchia e Tanzania.
La sua origine è incerta, ma si presume che l’acqua calcarea dei fiumi abbia eroso i sassi magnesiaci e depositato il fango formatosi.
Possibili mutamenti geologici avrebbero determinato il cambiamento del corso del fiume lasciando dietro di sé, a una profondità tra i quaranta e gli ottanta metri, i depositi alluvionali che sarebbero poi stati pressati in blocchi in seguito alla pressione esercitata dalle masse tettoniche sovrastanti.
Se da un lato esistono innumerevoli leggende sulla data di nascita della prima pipa ricavata da questo materiale particolarmente leggero, dall’altro lato è certo che le prime pipe di schiuma di mare europee sono state fabbricate in Ungheria e importate da alcuni aristocratici a Vienna, dove si sviluppò un centro di lavorazione di schiuma di mare.
Intorno al 1870 oltre duecento aziende situate nella capitale austriaca producevano pipe di silicato idrato di magnesio e il termine “schiuma di Vienna” venne introdotto nella letteratura sulle pipe.
La migliore schiuma di mare impiegata nella lavorazione delle pipe è quella a blocchi proveniente dalla Turchia, mentre il materiale originario della Tanzania è geologicamente molto più giovane di quello turco e non conferisce la stessa resa e non presenta nemmeno lo stesso colore veramente bianco di cui è invece dotato quello turco, estratto prevalentemente nella regione circostante Eskisehir.
Per le pipe a basso prezzo si fa anche ricorso alla schiuma pressata composta da cascami di schiuma tenuti insieme dalla pressione esercitata e dal legante, e con una aggiunta di acqua, silicato di potassio e sali di potassio, viene bollita ai fini della lavorazione.
Le pipe in schiuma di mare a blocchi, vengono solitamente realizzate al tornio.
Dapprima i blocchi vengono tagliati nella giusta dimensione, ammorbiditi nell’acqua e infine, ancora umidi, torniti e forati e spesso vi vengono applicate delle opere d’intaglio oppure degli ornamenti.
Mentre in passato si intingevano le teste tornite oppure scolpite nel bianco di balena, oggi le si intinge invece nella cera bianca schiarita.
Attualmente la schiuma di mare o sepiolite ha trovato un nuovo uso, vista la sua capacità filtrante con essa vengono realizzati dei filtri per le pipe per tabacco per trattenere il massimo di nicotina e di catrame della fumo.
Guardando l’etichetta di una bottiglia ci si imbatte spesso in termini riferiti alla botte o all’invecchiamento quali appunto “cask” o “barrel” o “hogshead”, cosa indicano? In che modo un barile ex Bourbon è diverso da un barile first fill ex Bourbon? e cosa significa “first fill”? o “doppia maturazione”? Ecco in questa semplice guida cerchiamo di spiegare a cosa si riferiscono le indicazioni più comuni.
Le dimensioni contano
Partiamo quindi dalla grandezza di una botte (cask): le indicazioni di “barrel”, “hogshead” o ad esempio “butt” indicano genericamente la grandezza della botte. Si parte dalla botte più piccola e poco usata, di nome “firkin” da circa 41 litri poi si passa alle botti di tipo “quarter” e “octave”, che normalmente sono di 45/50 litri ma possono arrivare anche a 80 litri (125 per il quarter) e si continua a crescere di dimensioni, le botti normalmente più usate sono il barrel, che è il classico barile ex Bourbon che ha una dimensione di circa 200 litri, poi c’è l’hogshead di circa 250 litri e il butt e il puncheon da circa 500 litri. Sembra abbastanza semplice, e per ora prendetela cosi, in realtà le cose sono un pochino più complicate di quello che sembrano perché un barrel può essere grande dai 180 ai 200 litri, mentre il butt e il puncheon possono essere tra i 500 e i 600 litri. Insomma, non abbiamo uno standard molto stretto ma comunque il nome ci può sicuramente fornire un’idea, anche se non precisissima, della capacità di una botte. L’ultima cosa da dire sulle dimensioni è che, come per tutto, c’è un limite: per il whisky scozzese, ma la regola viene seguita praticamente da tutti, non è possibile utilizzare per l’invecchiamento botti più grandi di 700 litri.
Esempi di botti e dimensioni
Abbiamo parlato delle dimensioni delle botti ma per chiudere definitivamente il discorso aggiungiamo solo un’ultima cosa: le dimensioni contano. Si, perché più piccole sono le botti e più contatto c’è tra il legno e il liquido al suo interno e quindi più composti aromatici (e in meno tempo) passano dalla botte al distillato. In pratica - a parità di utilizzo precedente della botte, del tipo di distillato che ha contenuto e di magazzino - se un whisky passa 10 anni di invecchiamento in una botte di tipo octave (da 80 litri) o 10 anni di invecchiamento in una botte butt (da 500), il whisky che tireremo fuori sarà diverso, sia di colore che di aromi, quello invecchiato in botte octave sarà più scuro e avrà preso molti più aromi dal legno (forse troppi) mentre quello in botte butt sarà molto più chiaro e meno aromatico. Questo significa che non troverete mai un whisky invecchiato 30 anni in botti octave, perché a prescindere da quanto ne ritroverete (c’è il discorso evaporazione), gli aromi del legno avranno completamente rovinato il whisky, cosi come difficilmente troverete un whisky di 3 anni invecchiato in una sola botte da 600 litri, in questo caso avrete ancora importanti note derivate dalla distillazione e poche dalla botte. È proprio questa una delle cose che rende difficile il lavoro di un mastro distillatore, capire in che botte e per quanto tempo un whisky ci debba riposare dentro.
Ex Bourbon, ex Sherry, ex Porto, cosa significa
Per la maggior parte dei single malt o single grain siano Scotch, Irish oppure giapponesi, troverete oltre alla botte diverse diciture come: ex Bourbon, ex Sherry o ex Vino diqualchetipo o ex distillatodiqualchealtrotipo-vedi Porto cosa significa? Significa semplicemente che prima di metterci un distillato di malto o grano la botte ha contenuto un altro tipo di liquido, quello appunto indicato. La pratica è in atto da moltissimi anni sia in Scozia che in Irlanda, qui hanno da tempo capito che far invecchiare il proprio distillato in botti che in precedenza hanno contenuto altro lo migliora, ne aggiunge colore, aromi e profondità inoltre, essendo già stata usata, l’impatto delle note del legno saranno più leggere rispetto ad una botte nuova.
Spostiamoci negli Stati Uniti dove la questione è completamente diversa perché il Bourbon, da regolamento, prevede che il distillato riposi per almeno 2 anni solo ed esclusivamente in botti nuove, dette anche vergini, di legno di rovere americano. Ma che succede se non lo faccio? semplice… non lo chiami Bourbon ma, ad esempio American Whiskey (come per Michter’s).
Uso di una botte, first fill, second o refill?
Ora che sappiamo qualcosa sulla dimensione e su cosa hanno contenuto cerchiamo di spiegare anche altre definizioni. Come detto, ad esempio, per fare Bourbon whiskey è possibile usare solo botti vergini, mai usate prima, quindi cosa succede a quelle usate? Semplice, le spediscono in giro per il mondo per farci invecchiare whisky di altri. Quindi la botte di Bourbon vuota arriva in una distilleria scozzese ed è pronta per accogliere il nuovo distillato. Una botte di primo utilizzo o first fill è il barile che riceve per la prima volta il nuovo whisky. Se lo riceve per la seconda volta, con poca fantasia, si chiama di secondo utilizzo o second fill, ma da qui è possibile utilizzare anche la dicitura “refill”. Questo significa che posso riusare una botte quante volte voglio? No, ma come sempre non c’è solo bianco e nero, ma anche tutta una serie di sfumature. In generale dopo che una botte ha fatto invecchiare whisky per 3 o al massimo 4 volte (dipende anche dal numero di anni di invecchiamento) gli aromi sono decisamente scarichi e l’apporto che la botte può offrire è decisamente basso. In questo caso la distilleria ha 2 possibilità, la prima più logica: butta la botte perché esausta. La seconda, ancora più logica per uno scozzese, la manda ai maestri bottai per essere ringiovanita e quindi riutilizzata.
Affinamento, doppia maturazione o mix
Parliamo ora di: affinamento, doppia maturazione o mix di maturazione, dov’è la differenza? Nei precedenti paragrafi abbiamo parlato di come il whisky può invecchiare in una botte ex Sherry o ex Vino, o se la botte è di primo utilizzo o no, ecco, per complicarci ancora un pochino in più la vita le nostre distillerie preferite usano, per lo stesso whisky, diverse botti. Può capitare ad esempio che per un whisky si usino solo botti ex Bourbon, oppure che si usino sia botti ex Bourbon che ex Sherry o ex Porto, è un problema? Normalmente no, semplicemente si cerca di aggiungere complessità e ricchezza ad un whisky facendolo invecchiare in diverse botti e quindi facendogli acquisire note e aromi diversi. Ma tornando alla domanda di inizio paragrafo le differenze sono queste:
- Affinamento: significa che un whisky è stato fatto invecchiare principalmente in un tipo di botte per poi essere affinato per qualche mese in altre botti. Esempio: Un whisky viene fatto invecchiare per 10 anni in botti ex Bourbon e per 3 mesi in botti ex Vino, i 10 anni sono di invecchiamento i 3 mesi di affinamento. Da notare che non contano le dimensioni delle botti usate ma solo cosa hanno contenuto.
- Doppia maturazione: è simile all’affinamento solo che i 3 mesi diventano molto più lunghi, per esempio si parla di doppia maturazione quando un whisky viene fatto invecchiare per 10 anni in botti ex Bourbon e poi preso e spostato per altri 2 anni di invecchiamento in botti ex Vino prima di essere imbottigliato. La prima distilleria ad attuare il metodo della doppia maturazione su un proprio whisky è stata la Balvenie con il suo 12 anni Double Wood.
- Mix di botti: in questo caso il whisky proviene da diverse botti, abbiamo un 10 anni che proviene da botti ex Bourbon che viene fatto “sposare” con un altro 10 anni invecchiato in botti ex Sherry, semplice no? A livello pratico si traduce in questo: prendete un grande recipiente, svuotate al suo interno il contenuto di una o più botti ex Bourbon e poi fate lo stesso con un altro tipo di botte, poi lasciante riposare il tutto per qualche giorno o al massimo mese, infine imbottigliate.
Alla prossima, Slàinte!
Il bicchiere da whisky a pera, per sprigionare gli aromi.
Sembra banale ma la prima cosa che mi sembra utile conoscere riguarda la forma del bicchiere da whisky. E' importante scegliere il giusto contenitore per poter apprezzare la bevanda.
In realtà, in termini assoluti non esiste un bicchiere da whisky ideale. I bicchieri da degustazione che possono servire allo scopo sono di molti tipi diversi. L’importante è tenere a mente l’esigenza principale: far sprigionare gli aromi, senza disperderli. Per esempio, per favorire che gli aromi salgano in superficie, l’ideale può essere un bicchiere a forma di pera, con il fondo più ampio che va a stringersi in alto. Ma anche il più comune bicchiere a tulipano funziona perfettamente.
Il più completo e adatto: il bicchiere a tulipano.
La comodità del bicchiere a tulipano è che può essere utilizzato anche per il vino o per altri tipi di bevanda. Il bicchiere a tulipano, e in generale i bicchieri da whisky dotati di stelo, permettono inoltre di allungare la distanza fra la mano e il naso, facendo sì che gli odori sedimentati sulla mano non siano di disturbo mentre annusiamo il whisky. Anche la temperatura è importante, e reggere il bicchiere dallo stelo impedisce un eccessivo riscaldamento che potrebbe alterare il gusto dell’acquavite. In ogni caso sarebbe da evitare il bicchiere che si vede nei film, basso e dritto, il cosiddetto tumbler. E' troppo ampio e disperde gli aromi, che hanno bisogno di sprigionarsi ma anche di rimanere concentrati.
Degustare, in tutti i sensi.
Come bicchiere da degustazione, alcuni prediligono quelli con il coperchio, che trattengono gli aromi per preparare un’esplosione successiva, tanto all’olfatto quanto al palato. Un buon bicchiere si riconosce anche alla vista e al tatto: la trasparenza del vetro permette di apprezzare la colorazione del whisky e identificarne la composizione, grazie ai suoi colori distintivi. Esistono in commercio anche dei calici neri che si utilizzano per le degustazioni alla cieca. Anche il tatto fa la differenza: per esempio nel modo in cui il bicchiere sta nella mano e permette di agitare leggermente il whisky, per farlo respirare.
PULIZIA ORDINARIA
Affinché ogni fumata sia un piacere dall'inizio alla fine, è indispensabile provvedere regolarmente alla pulizia ordinaria della pipa. Questa operazione è della massima efficacia se compiuta quando i residui della fumata sono ancora umidi.
PULIZIA PERIODICA
Col passare delle fumate e del tempo la vostra pipa perderà la lucentezza che vi aveva affascinato nel momento in cui l'avevate scelta fra mille altre. A questo si aggiunga che la combustione del tabacco avrà lasciato i suoi segni come lo scurimento del bordo della testa, l'ispessimento della camicia di carbone all'interno del fornello, il deposito di nicotina e catrame nel condotto cannello/bocchino. Se poi la vostra pipa ha il bocchino in ebanite, questo tenderà a ingiallire per effetto dello zolfo, una componente del materiale, che tende a emergere per effetto dell'uso e dell'esposizione alla luce.
Quando (e come) smontare la pipa? Come già sottolineato, mai subito dopo una fumata e, in ogni caso, è un'operazione da evitare ogni qualvolta si ha il sospetto che una qualsiasi fonte di calore abbia alterato le proporzioni delle diverse parti della pipa. Solitamente si consiglia imprimere delicatamente al bocchino una rotazione in senso orario, sia per smontarlo sia per rimontarlo. Questo perché così facendo si asseconda il senso di rotazione del tornio che ha lavorato il cannello e si evita a quest'ultimo un trauma che, in presenza di altri motivi di debolezza, potrebbe aggravarsi fino alla rottura. Qualora il bocchino fosse bloccato nel cannello, o semplicemente molto difficile da muovere, non forzate. Solitamente funziona bene un trucco che si rifà al medesimo principio in base al quale si sconsiglia lo smontaggio a caldo: il congelatore! Proteggete la vostra pipa dall'umidità e dagli odori del cibo chiudendola in un sacchetto gelo e poi lasciatela nel freezer per una decina di minuti. Una volta estrattala, magicamente la smonterete senza difficoltà.
Ebbene sì, servono ben 24 mesi.
Il sigaro TOSCANO® è un prodotto così difficile da produrre, dal seme al prodotto finito ci vogliono più di due anni e sono così tante le variabili che influenzano la sua qualità.
SONO PASSATI QUASI 200 ANNI, MA IL PROCESSO DI REALIZZAZIONE È SEMPRE LO STESSO, NULLA È CAMBIATO NELLA RICETTA ORIGINARIA DEL SIGARO TOSCANO®, SOLO LA SUA CONFEZIONE È DIVERSA.
Tutti gli elementi che contraddistinguono la sua personalità sono arrivati fino a noi invariati nel tempo, mantenendo il fascino e la storia che da sempre lo caratterizza. Una ricetta antica associata a una capacità imprenditoriale moderna, unendo passato e futuro all’insegna dell’artigianalità.
Si continua a usare solo tabacco Kentucky curato a fuoco, viene fatto fermentare e viene affidato alle mani esperte delle sigaraie, infine una stagionatura che può arrivare a più di 12 mesi.
La filiera del sigaro TOSCANO® è interamente svolta in Italia, siamo il primo paese europeo produttore di tabacco per sigari, una eccellenza del settore agricolo. Un comparto interamente autoctono, composto da 250 agricoltori, 1.800 addetti, un centro di ricevimento, assistenza agronomica e miglioramento delle produzioni di tabacco a Foiano della Chiana, due manifatture: Lucca e Cava de’ Tirreni.
Macanudo Inspirado Green è la nuova lineea di sigari di Skandinavian Tobacco Group, che si inserisce all'interno di un marchio storico in continua evoluzione.
Macanudo Inspirado G offre una miscela corposa e dal sapore che rende omaggio all'esclusivo tabacco brasiliano: la foglia di fascia Arapiraca dal colore brillante.
Il blend derivante dall'utilizzo di foglie di quattro diverse origini, offre un'esperienza di fumata unica, da nedio a corposa, carica di sentori di terra e pep nero con un contrasto leggermente dolce.